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"Dalla natura l'energia", questo il nostro motto.

Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili è ancora complesso, in quanto spesso in conflitto con la tutela del territorio a causa delle difficoltà di inserimento degli impianti nel contesto paesaggistico-culturale ed ambientale, da cui derivano i vincoli di tutela.

Infatti le fonti energetiche rinnovabili, sebbene abbiano registrato una certa espansione, occupano posizioni secondarie nell’ambito del contesto mondiale.

Inoltre il trend di crescita della produzione energetica da fonti rinnovabili rischia di subire una inversione di tendenza in corrispondenza con la riduzione degli incentivi alla produzione da fonte solare fotovoltaica.

La scarsa propensione all’utilizzo di biomasse per la produzione di energia ha motivato azioni correttive messe in atto da diversi paesi, e tra questi l'Italia, che fin dal 2012, ha emanato il Decreto Ministeriale 6/7/2012 del Ministero dello Sviluppo Economico " Attuazione dell'art. 24 del Decreto Legislativo 3/3/2011, recante incentivazione alla produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici". Tale dispositivo è stato riconfermato attraverso il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del  23 giugno 2016: "Incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico"

Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo dell'UE di ridurre entro il 2020 le emissioni totali di gas ad effetto serra di almeno il 20% rispetto al livello del 1990, le politiche poste in essere dai governi nazionali sono indirizzate prevalentemente a incentivare la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili nelle imprese e nelle zone rurali per valorizzare a fini energetici le produzioni di biomasse, sottoprodotti, scarti, residui, reflui zootecnici ed altre materie grezze.

Scopo della nostra attività vuole essere il supporto alle imprese ed agli Enti Pubblici per la valorizzazione ai fini energetici delle biomasse di scarto, prodotte in grande misura dalle aziende agricole e forestali, dalle aziende zootecniche, e della frazione umida dei rifiuti solidi urbani.

Destinazione finale di tutta questa biomassa è oggi la discarica, e solo in minima parte alcune delle discariche presenti sul territorio italiano sono attrezzate per la valorizzazione della FORSU – Frazione Organica da Rifiuto Solido Urbano – per la produzione di compost.

L’evoluzione tecnologica consente oggi di massimizzare il riutilizzo delle biomasse residuali e di scarto e tutti i sottoprodotti della filiera agroindustriale, forestale e zootecnica per la produzione di energia.

Le nostre parole d’ordine sono: gassificazione, biogas, biometano.

L’evoluzione della normativa vigente consente oggi di avere tempi certi per l’approvazione delle iniziative imprenditoriali, attraverso procedure autorizzative semplificate (PAS), e l'applicazone di una tariffa omnicomprensiva per la vendita dell’energia incentivata. Valore aggiunto viene fornito dall'adozione di processi per la contemporanea produzione di energia elettrica e termica (cogenerazione) e l'adozione di piccoli impianti.

La strada sembra perciò tracciata, e prevede il recupero degli scarti agricoli e agroindustriali, degli scarti derivanti dalla manutenzione dei boschi e dalla potatura delle specie arboree, dei reflui zootecnici, della FORSU derivante dalla raccolta differenziata negli ambiti dei servizi di nettezza urbana.

Tali materiali saranno valorizzati presso piccoli “impianti di prossimità”, che consentano un misurato utilizzo del territorio, senza stravolgerne la natura, con la creazione di strutture non impattanti dal punto di vista ambientale e paesaggistico, evitando sproporzionati costi di trasporto, e creando “isole agroenergetiche” nei comuni più grandi (da 50,000 abitanti in su), o in aree equidistanti da unioni di comuni minori.

Semplici processi autorizzativi già vigenti (PAS) ed un complesso di economie e sinergie, come la riduzione dei costi di conferimento in discarica, la possibilità di creare piccole reti di teleriscaldamento, la produzione di sottoprodotti riutilizzabili in agricoltura, sommati alla possibilità di creare un nuovo tessuto industriale e artigianale fatto di progettisti, lavoratori dell’edilizia, dei montaggi meccanici, elettrici, strumentali, gestori d’impianto, a corollario della possibilità di ridurre l’impatto ambientale degli scarti agroindustriali, potranno generare per il mondo agricolo, forestale, degli allevatori, così come per i Comuni, un reddito integrativo che, nella maggior parte dei casi, si somma al mancato costo di conferimento degli scarti, per migliorare il risultato economico ed avviare gli operatori verso la creazione di un ciclo virtuoso di trasformazione delle vulnerabilità in opportunità.

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AGROENERGIE

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